Oggi ho intervistato Davide Consiglieri e gli ho chiesto in 5 domande di parlarci brevemente delle sue riflessioni e tendenze del futuro nel settore turistico in Italia.
1) Questo periodo passato e anche l’attuale ha “rimescolato” le carte e le abitudini, le tendenze ed esigenze delle persone?
Si, esatto. E’ stato un periodo duro per tutti sia lavorativamente che psicologicamente. Ci sono riflessioni e tendenze del futuro da analizzare. C’è da dire che ci sono strascichi evidenti poiché la situazione dell’attuale pandemia è ancora in corso. Alla fine abbiamo capito che occorre conviverci per un po’. Ecco perché c’è la necessità di organizzarsi, pianificare, diversificare e re-agire. Molti sono ancora sopraffatti dal trend negativo della difficile risoluzione. Non hanno nemmeno voglia di rimettersi in discussione e provare almeno a progettare cose nuove. Questo è il primo ostacolo da superare da parte degli operatori del settore.
2) Attualmente quali sono le riflessioni e tendenze del futuro?
Ci sono diverse variabili da analizzare. Per il turismo internazionale ovviamente le previsioni di ripresa sono lontane. Fatta eccezione per Svizzeri, Tedeschi, Francesi e qualche Olandese che si sposteranno certamente qualora le restrizioni dei loro paesi lo permettano. Lo scorso autunno siamo stati in Toscana per lavoro e posso garantire che, nelle località in cui ci siamo recati, turisti stranieri ce n’erano moltissimi.
Per il turismo italiano, abbiamo già visto l’estate scorsa che le persone, pur con tutte le difficoltà del caso, non hanno mai smesso di desiderare di viaggiare. Chi potrà lo farà anche quest’anno. Anche adesso vediamo che, nelle zone gialle, la gente appena può si sposta e questa tendenza è molto importante e da tenere in considerazione. Non credete a chi vi dice che le persone hanno paura e restano chiuse in casa. Questo non è assolutamente indicativo della reale situazione e volontà della maggior parte degli italiani.
Chiaramente, al momento, il trend resta concentrato al turismo di prossimità, ed è su quello che gli operatori devono puntare con maggiore attenzione. La gente ha bisogno di svago per la mente ed il corpo. Per questo cerca anche nella semplicità e nel turismo di prossimità delle esperienze autentiche. Dobbiamo cercare di non guardare al turismo di prossimità come un qualcosa di negativo, una sorta di “accontentarsi”. Tutt’altro! Deve diventare per noi un punto di forza. Un’opportunità di andare alla scoperta di posti vicini sconosciuti ma altrettanto ricchi di storia e meritevoli di essere ammirati.
3) Cosa dovrebbero fare gli operatori del settore, i proprietari di hotel e strutture?
Unirsi. Fare rete per creare un’offerta integrata di servizi ed attrattive (alberghi, ristoranti, noleggio biciclette, guide turistiche, etc.) che soddisfi il maggior numero di turisti. Qui però devo evidenziare un problema, ossia che fare RETE è un processo molto complesso e difficile. Perché? Semplicemente perché tanti sono ancora legati a vecchie abitudini di azioni. Pensano che avendo sempre fatto in un determinato modo possano ancora continuare a fare le stesse cose. Così facendo escludono a priori il concetto di confronto, apertura mentale e azioni condivise. Eppure questo, abbandonato il concetto di unilateralità e di mero opportunismo, è l’unica via per affrontare le sfide che abbiamo davanti.
Purtroppo questo settore patisce ancora delle forme mentali che di fatto strozzano, limitano e alla fine portano la situazione inevitabilmente a fermarsi. Un imprenditore di norma “sposa” rischi calcolati. Il fatto di confrontarsi e di aprirsi all’esterno senza avere timore che qualcuno possa fargli ombra. La verità è che spesso nel nostro settore si tende a pensare di essere i migliori e che si possa avere successo da soli. Niente di più sbagliato! Molti non si rendono conto che, facendo rete, ci possono essere degli enormi vantaggi per tutti.
4) Una proposta da mettere in discussione?
Un aspetto (tra i tanti) da considerare è cercare di attrarre le persone verso mete meno conosciute ma altrettanto belle ed autentiche. Parlo dei piccoli borghi, delle produzioni di eccellenza italiane. E poi di percorsi, itinerari specifici, così da evitare il congestionamento di alcune località ormai fin troppo sature e colpite dal turismo di massa. Qui occorre avere un operatore del settore specializzato che riconosca i punti di forza di una località “minore” e che sia in grado di promuoverla e pubblicizzarla alle persone. Come? Creando anche degli eventi (rispettosi ovviamente delle norme anti contagio e rimandandoli a quando si potranno fare) che possano convogliare turisti.
Ormai in diverse città come Roma, Firenze e Venezia, si cominciano a patire gli effetti negativi del turismo di massa: congestionamento del traffico, aumento dell’inquinamento, insofferenza dei residenti. In alcuni casi ha portato addirittura al danneggiamento e/o deterioramento di alcuni siti storici culturali. E’ chiaro che occorre invertire questo trend e votarsi ad un turismo più sostenibile. Tutti devono poter sempre usufruire e godere delle bellezze naturali, culturali e architettoniche che ci circondano. Ma teniamo sempre presente che bisogna preservarle. In poche parole: valorizzazione, promozione e sostenibilità.
5) Quindi cambiare approcci e azioni verso il domani?
Sì, perché il concetto del presente e del futuro è di cambiare l’approccio degli operatori ed attuare azioni diverse da quelle del passato. Posso fare diversi esempi. Uno è quello di riguardare il modo di lavorare e di rivedere le strutture alberghiere, affinché sia tutto all’insegna dell’ecologia, dell’evitare gli sprechi. E poi di educarsi ed educare al rispetto dell’ambiente e delle persone.
Un’azione invece da mettere in campo è quella di destagionalizzare. Non si può pensare di avere attività che diano frutti solo per pochi mesi all’anno. Occorrono strategie condivise e diverse in quanto noi tutti, a seguito di ciò che abbiamo vissuto e patito (e ancora stiamo vivendo) abbiamo inevitabilmente cambiato desideri, gusti e necessità. Dal punto di vista anche economico, sarebbe stupido far brillare una località solo nei mesi estivi o invernali. Ci sono altre potenzialità che potrebbero essere valorizzate fuori stagione, portando maggiori introiti agli operatori.
Oggi il lavoro è molto più flessibile, ci si può prendere le ferie anche in periodi diversi da quello estivo. Senza contare che c’è una fetta di mercato, quello business, che nei tempi “morti” ha voglia di svagarsi. Diventa quindi anche turista, pur se all’interno di un viaggio prettamente di lavoro.
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Spero che queste domande che ho rivolto a Davide possano essere uno spunto di riflessione per tutti coloro che operano nel mondo del turismo. Che sia anche per i viaggiatori stessi un input affinché questa estate vengano predilette delle mete italiane meno note ma con più emozioni da offrire.
Andiamo alla ricerca di qualcosa di straordinario e lo cerchiamo molto lontano, spesso invece è tutto a portata di mano. Non trovi? Allora fermiamoci un attimo, focalizziamoci sulle riflessioni e tendenze del futuro nel mondo dei viaggi e del turismo.
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Alla prossima!